Frankenstein Garage

Questa fu la mia prima e vera startup, fatta di sudore, sangue, passione e speranze.
Abbiamo vinto premi e organizzato i primi corsi di digital fabrication a Milano.
Naufragata miseramente per interessi divergenti del team iniziale.

La nascita

Frankenstein Garage nasce nel maggio del 2011 alla macchinetta del caffè dell'azienda in cui lavoravo ai tempi. Un collega (A.G.) mi raccontava di una trasmissione in cui i conduttori realizzavano ogni tipo di cosa. Gli risposi che non questa non era una novità in quanto da tempo esistevano negli USA dei laboratori per la digital fabrication che potevano realizzare ogni idea in poco tempo. I laboratori erano i FabLab e li conoscevo per aver letto, alcuni anni prima, il libro "FAB" di Neil Gershenfeld. L'idea sembrava buona e proposi al mio collega di creare una startup che si occupasse di realizzare (quasi) ogni cosa, proprio come i FabLab. Gli suggerii il nome "Frankenstein Garage" che piacque subito, suggerendo anche che avremmo potuto utilizzare rottami meccanici e elettronici a cui dare nuova vita. Era il 26 maggio 2011. Il motto della società era "Your Things, Reborn". Ci proponevamo per riparare oggetti, modificarli o progettarne di nuovi. Già allora avevo nel mio DNA il riuso, il riciclo e la riparazione, temi oggi confluiti nei progetti OpenElectric e Centraline.org.

La storia...

Realizzai delle presentazioni e candidai l'idea a dei bandi che erano attivi in quei mesi a Milano. Allargai il team invitando un programmatore che conoscevo da poco (A.M.) e che mi pareva potesse aiutarci nello sviluppo della nascente società. Vincemmo due dei bandi a cui partecipammo e ci fu molto interesse per quello che facevamo. L'idea piaceva perchè era una delle prime startup che si occupavano di hardware, di costruire cose, di Physical Computing e IoT. L'idea era geniale e potente. Il momento era quello giusto: il telefono suonava di continuo.
I bandi però non ci portarono nulla se non un po' di visibilità. Non ci furono premi in denaro e neppure la possibilità di avere un posto per aprire il laboratorio. Avremmo dovuto pagare anche quello! Iniziammo in sordina. Creai dei corsi su Arduino, Software e Digital Fabrication e altri temi che conoscevamo bene. I corsi piacevano e portavano qualche euro per pagare le spese.

Dopo qualche mese A.G. ci lasciò per andare a lavorare all'estero. Con il team ridotto si faceva fatica a portare a termine le cose. Il modello di business, per nostra poca esperienza non era molto chiaro. C'era da aprire una società ma nessuno voleva esporsi. Aprii io una partita iva per poter fatturare e far funzionare la cosa.

I corsi che mi ero inventato piacevano molto ma c'era sempre più concorrenza e non rendevano più come un tempo. Purtroppo c'era molto da lavorare e il tempo era poco. A causa di lungaggini, pigrizia, differenti vedute sulla gestione del lab e scoraggiato per la poca imprenditorialità del mio ex-socio, decisi a malincuore di abbandonare la startup (2014). Il lab era ormai in decadenza e in declino.

Il sito non è stato più aggiornato e oggi anche il dominio è scaduto.

Maggio 2020, Paolo Aliverti